IL VALORE DELL’ASCOLTO
Il primo organo di senso che si sviluppa nel feto è l’orecchio.
In quel mondo fluttuante e attutito il suono è indispensabile per orientarsi, per conoscere il mondo circostante, per capire dove ci si trova.
E’ il suono che guida nel mondo, ma come farsi guidare se non si ascolta?
Se non si è nelle condizioni per potersi aprire, per ricevere, per entrare dentro, nel merito di ciò che c’è?
In quel mondo fluttuante e in penombra il silenzio è morbido e accogliente ma qui nel mondo in cui viviamo tracce di silenzio sono difficili da trovare.
Anzi, pare proprio che l’organizzazione del vivere, qui dove siamo, sia strutturata per non lasciare spazio allo spazio.
Tutto pare organizzato per riempire tutto…niente spazi vuoti, niente silenzi.
Lo spazio vuoto, il silenzio, vanno voluti, cercati, consentiti.
Ne va costruita la possibilità, ne va difesa la possibilità.
Bisogna essere determinati nel volerlo perché è molto, molto facile lasciarsi occupare.
E in questo sta il primo fondamentale valore dell’ascolto.
Darsi l’opportunità di mettere dei confini per difendersi dalle invasioni, di imparare a proteggersi facendo spazio intorno e organizzarsi per raggiungere i propri obbiettivi.
Costruirsi insomma una mappa per potersi orientare e avere cognizione delle misure da prendere.
Diversamente si va allo sbaraglio, con molta più incertezza e paura, più fragili quindi nell’affrontare anche qualsiasi imprevisto e con maggiori probabilità di subire perdite, di qualsiasi natura possano essere.
Sarebbe come camminare al buio in uno spazio comunque sconosciuto.
Ancora di più, la capacità di ascolto è una arte sapiente nel rapporto con le persone.
A partire da se stessi.
Non è possibile costruire alcunchè di stabile e capace di svilupparsi se non si sa ascoltare con chi ci si relaziona.
Anche solo per avere un linguaggio che accomuni… anche solo per capire cosa si può fare insieme e come farlo.
Anche solo per capire se ne vale la pena.
Ma soprattutto per cogliere la meraviglia della scoperta dell’altro.
E questo è il grande secondo valore dell’ascolto.
Sempre a partire da se stessi.
Perché il mondo giudicante a cui ci siamo conformati non consente di attingere alle sfumature, ai dettagli, alle caratteristiche peculiari che fanno di ognuno ciò che è
Il mondo giudicante appiattisce e schematizza l’identità per conformarla a quanto considerato di riferimento e non permette l’apertura, la conoscenza, l’accoglienza di ciò che c’è.
Così da non essere in conflitto con ciò che c’è, come inevitabilmente accade se non ci si prende il tempo per ascoltare, riconoscere ed elaborare.
Nel rapporto con le persone, così come anche con gli animali, l’ascolto è una parte fondamentale della comunicazione.
Se non si viene ascoltati è inutile comunicare.
Ma in cosa consiste l’ascolto?
Perché è facile fraintendere e rimanere relegati al semplice ambito delle parole quando ci si riferisce alla comunicazione umana.
Ma non è assolutamente così.
Quando comunichiamo lo facciamo con tutto di noi, corpo e anima e cervello.
E così se ascoltiamo con tutto di noi, corpo, anima e cervello, allora sì che la comunicazione è tale.
Solo in questo modo si ottiene un vero accesso alle informazioni che quella comunicazione sta passando.
Cosa difficile da fare con i social e la televisione, ma inevitabile nel rapporto diretto, se ci diamo questo permesso.
Perché quello che succede, se si vuole davvero ascoltare, è che bisogna in parte rinunciare a sé per potersi aprire all’altro e riceverlo.
Bisogna rinunciare alla tendenza di interpretare secondo i nostri sentire, i nostri ragionamenti.
Ascoltare significa accogliere e lasciare andare il pregiudizio e i preconcetti…così da non deragliare dalla realtà.
Ecco, ascoltare è una profonda immersione nella realtà.
E questo, in questi tempi, più di sempre, è necessario.