IL TEMPO DEL CAMBIAMENTO


Il cambiamento è parte integrante del nostro vivere, ogni giorno le nostre cellule ce lo dicono e ogni anno il nostro compleanno fa il punto della situazione. E’ cosa così naturale che nelle popolazioni indigene e nella nostra storia umana, in qualsiasi cultura si voglia rivolgere lo sguardo, i riti di passaggio sono sottolineati e diventano momenti fondamentali della vita di ogni membro e per la comunità stessa che accompagna e sostiene queste fasi trasformative.

Nella nostra cultura in verità questo senso di movimento, di ciclo e comunque di cambiamento nell’esistenza non ha una vera collocazione, si certo esistono alcuni eventi che ancora sono considerati rilevanti ma si è grandemente perduto il senso della ciclicità del cambiamento e della sua necessità.

Ma soprattutto quello che mi pare si sia disperso nel procedere del tempo contemporaneo, è il senso di sacralità che il tempo del cambiamento porta con sé. Senz’altro anche perché è andato perduto il senso della presenza del sacro nella nostra vita. Ma è proprio e soprattutto il cambiamento che ci chiede un potente lavoro trasformativo su noi stessi che chiede a gran voce il suo  radicamento in un senso profondo della vita che non può essere che nel sacro.

Oggi viviamo un tempo di cambiamento epocale di cui non credo abbiamo ancora vera coscienza, certo veniamo da due anni particolarmente ricchi di crisi ed eventi estremi ma la speranza che le cose possano tornare come furono continua in gran parte ad accompagnarci. Ma non sarà così. Tutto in realtà intorno a noi ce lo dice, e ce lo dicono anche i fatti che si presentano sempre più nel quotidiano…

e allora che fare?

Quello che vedo all’orizzonte mi dice che ogni cambiamento porta con sé opportunità, anche se questi cambiamenti io non li ho voluti o cercati e anzi si muovono contro di me.

Il cambiamento porta dentro di sé, a cercare una àncora e lo spazio dove espandere la propria consapevolezza. Il pericolo che si presenta chiaramente è quello di sentirsi persi e di farsi portare dai movimenti degli eventi non voluti e che certo non sono, e non saranno, gentili con noi.

E’ cosa che può diventare anche dolorosa se, per mancanza di comprensione dello stato delle cose personale e generale, ci si ritrova a fare scelte non consone che magari vanno ad aggravare la nostra posizione.

Dunque  “che fare?”

La prima necessità è smettere di rimanere nella illusione che il passato possa tornare e che quindi il cambiamento sia solo temporaneo.


La seconda necessità è fare una sintesi di ciò che è davvero importante, ci sono cose a cui siamo abituati ma di cui possiamo fare a meno. All’interno di questo ambito sicuramente tra ciò che annovero come importante al primo posto ci sono le relazioni, quelle che ci riempiono la vita e anche quelle che accendono il nostro sistema empatico e che ci stimolano a mantenerci “umani”. Poi aggiungerei a questo paniere fatto di ciò che è più importante, quelle cose che ci fanno stare davvero bene…quali sono queste cose? Per me per esempio la musica e il ballo, la lettura e lo stare in silenzio, lo stare in natura. Tutto questo è per me una qualità interiore, cioè una capacità dell’essere di godere di questi aspetti della vita da mantenere “in vita”. Come disse qualcuno “La bellezza è negli occhi di chi guarda” ecco è il tempo di fare tesoro di questa bellezza, accudirla, rinfrescarla e viverla il più possibile.

La terza necessità è acquisire quante più informazioni e conoscenze possibili in merito al contesto che si sta vivendo e alle cose che stanno accadendo. Bisogna conoscere con che cosa si ha a che fare se si vuole potersi muovere con cognizione di causa…d’altra parte prima di google maps usavamo le carte geografiche per poter disegnare le tappe del viaggio che ci si apprestava a fare. E già qui si evidenzia un altro aspetto da tenere in considerazione: la quarta necessità.

La quarta necessità è ridurre il più possibile e sotto ogni profilo la dipendenza da fattori esterni. Lo so sembra impossibile, abbiamo costruito il nostro presente sulla dipendenza e forse sta proprio qui il cuore del cambiamento che sta avanzando così veloce. Ricordo di aver letto un aforisma il cui contenuto era indicativamente questo: “Non mettere mai la chiave del tuo benessere nelle tasche di qualcun altro” Dobbiamo prenderci carico direttamente di noi stessi, ognuno per sé e ancora una volta è soprattutto un atteggiamento interiore quello che serve…per tenere nelle nostre mani le chiavi che ci servono!

In tutto questo c’è una costante da tenere presente e che ha una caratteristica ubiquitaria: si tratta della flessibilità.

L’attaccamento a ciò che è noto, che fa parte delle abitudini è infatti il peggior nemico. Da conoscere e rispettare ma da limitare nella sua ingerenza nelle scelte.

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